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Regia: Martin McDonagh

Produzione: Gran Bretagna, Belgio, 2008

 

 

Trailer italiano a parte, “In Bruges, la coscienza dell’assassino” di Martin McDonagh è una tra le pellicole recenti che rischia di essere oltremodo sottovalutata a causa di una cattiva visibilità e di una mediocre distribuzione. Non si tratta del classico live action all’americana, ma piuttosto lo definirei un drama-comedy d’azione che si sofferma, senza noiosi melodrammi, a riflettere della vita e sul suo valore.

Uscita in sala il 16 maggio il film racconta la storia dei due killer Ken e Ray, il veterano e il giovane alle prime armi, costretti a nascondersi nell’omonima cittadina fiamminga in attesa di istruzioni dal “boss”. Una coppia improbabile gironzola dunque tra i monumenti della città in cerca di un po’ di svago culturale ma con l’intenzione di passare inosservati. Grazie all’aggancio di qualche battuta bonaria, emergono gli stati d’animo di Ken, vecchio ma comprensivo, e Ray, inesperto e disperato a causa di un tragico errore che gli è costato appunto la “coscienza”. Dopo un’attesa degna di “Aspettando Godot” giunge finalmente la telefonata di Harry (Ralph Fiennes), il boss spietato dagli occhi vitrei. Ecco che le prospettive cambiano di colpo e per i due protagonisti la vacanza si trasforma in un teatro degli orrori che li costringerà a mettere a dura prova le loro scelte di vita.

 

Dialoghi rapidi si alternano a momenti di malinconica lentezza. Ma il ritmo della narrazione rimane sempre alto per tutta la durata del film. L’ambientazione è quella di una tranquilla cittadina risparmiata dalla cronaca nera la cui neutralità rende la storia ancora più torbida. Gli attori invece sono di quelli che lasciano il segno: Colin Farrell nei panni di Ray ha un’espressività impareggiabile. Sa rendersi comico, tenero e spietato nello stesso momento. Brendan Gleeson (Ken), dal grande cuore irlandese, è un perfetto uomo di teatro. Il terzetto maschile si chiude con la presenza del glaciale Ralph Fiennes, bravissimo a regalare istanti di pura cattiveria e integerrimo nel suo mestiere di killer. Musiche angoscianti accompagnano la regia di Martin McDonagh, il cui lavoro è semplice e schietto. Ottime le scene d’azione, quasi da cardiopalma. La mdp pedina i personaggi e spesso ruota loro intorno. Da segnalare la scena nella piazza centrale di Bruges in cui la mdp gira in tondo “guardando” la coppia Ray-Chloe. E il regista Martin McDonagh non dimentica di omaggiare a suo modo il cinema: nella storia si gira un film nel film con un corredo di personaggi “freaks” che ricordano tanto quelli immortalati da Diane Arbus.

 

A tutto questo fa da cornice un’elegante città d’arte, un borgo forse un po’ dimenticato, senza sole ma con tanti sorrisi. Un gioiello nel cuore dell’Europa dove le persone non sono facilmente corruttibili, dove i figli, nonostante tutto, rimangono ancora un bene da salvaguardare. Una pellicola molto poco d’Oltreoceano e tanto piacevolmente europea.

 

Teneramente scritto da: “chiarOscura”

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